In delirio a teatro la scorsa settimana per lui, con “Il malato immaginario” di Stefano Angelucci Marino, un successone per quello che può essere definito a ragione il Suo spettacolo, il “Tommaso Bernabeo Show”. Uno spettacolo fatto apposta per lui, studiato e rivisitato per lui, un palcoscenico tutto per lui, una consacrazione, un ringraziamento, un omaggio, un riconoscimento forse dopo ruoli marginali e secondari, interpretati alla grande, ma che non gli rendono giustizia. Ben 6 personaggi, 6 ruoli diversi, 6 voci distinte (ma come fa?), frutto di allenamenti e studio, a tal punto che qualcuno tra il pubblico si è confuso, nel caso di Cleante, e ha pensato ad un altro attore. Invece anche la voce di Cleante era la sua e Tommaso Bernabeo ha dominato la scena, come un autentico mostro da palcoscenico, spaziando con eleganza, maestria e originalità da un personaggio all’altro e uniformandoli insieme con insolita armonia e arte. Merito anche del regista e autore della pièce e del clima di intesa tra gli attori che si respirava. Ma chi è Tommaso Bernabeo? Cercando Tommaso Bernabeo su Google, o su Internet, le recensioni sono poche. Non c’è da meravigliarsi. E’ un artista giovane, di strada ne ha da fare ancora. Eppure il suo curriculum è di tutto rispetto: studi di alto livello, numerose apparizioni teatrali, anche a fianco di attori famosi come la Gravina, persino qualche esperienza cinematografica. Senza dubbio è un artista notevole, un attore eccezionale che ti inebria, ti incanta, ti spaventa e ti irretisce. Ha una voce elegante, quasi sinuosa nelle linee e un sorriso gentile, che viene dal cuore. Per chi ha avuto la fortuna di assistere a qualcuno dei suoi spettacoli, di essere un suo allievo (fa corsi di teatro, recitazione, dizione e ha ben 36 allievi), di essere suo amico o di leggere le sue note atipiche, irreali, riflessive e profonde del suo spazio su Facebook, emerge il ritratto di un uomo umile, fin troppo umile, per nulla vanaglorioso, curioso fino all’inverosimile di tutto ciò che è arte e cultura, molto intelligente, acuto, profondo, geniale nelle sue interpretazioni, anche trasgressivo, ma con una compostezza tutta sua, dall’animo nobile. Ammirabile e imponente giudice esemplare in “Dieci Piccoli Indiani”, cattivissimo nel nazista de “La Perpetua” dove con la sua interpretazione offre un tocco di classe ad una commedia carente; commovente nel visitarlo tra i parenti. Brutta, brutta, dannatamente brutta, ma al contempo deliziosa e irresistibile come Lady Macbeth, splendida e sensuale Frosina. Ma il ruolo più bello, più emozionante e inquietante è senza alcun dubbio quello dell’imperfezionista, perché in quel contesto lui ti afferra, ti cattura, ti sussurra l’inspiegabile nell’orecchio e una volta catturati, si è destinati ad ammirarlo per sempre, come ipnotizzati o in balia di qualche richiamo ancestrale.