Bee Happy, ovvero l’ape che invita alla felicità di Barbara Bonomi Romagnoli (ed. Drive Approdi, 2016) non è un manuale per addetti ai lavori. O anche sì. Nelle sue storie di alveari, mieli, apiculture, l’autrice non si limita ad esplorare il mondo delle api, ma utilizza a mo’ di metafora l’organizzazione delle insette. Si, avete letto bene, insette, perché Barbara Bonomi Romagnoli, oltre ad essere una apicultrice ed una giornalista, è anche una femminista che sostiene il linguaggio sessuato e si firma con due cognomi, il materno e il paterno. Così la comunità delle api, con la sua condivisione organizzata e redistribuita, con l’assenza di un potere assoluto e di un organo di controllo totale, viene osservata non solo di per sé, ma anche per quello che ha da insegnare agli umani e alle umane, indicando possibili vie per migliorare l’ambiente e le condizioni di vita di tutti e tutte. Analogamente, l’autrice, osservando e raccontando l’apicultura dal suo posizionamento, non può fare a meno di constatare che trattasi di un universo tutt’altro che dolce, attraversato da nodi controversi - quali il mito della razza pura vs nomadismo e meticciato - che sono politici, perché vanno al di là della coltura/cultura delle api in senso stretto. In Bee Happy troviamo non solo impollinazione e trofallassi, api regine e fuchi che si atteggiano a re, ma anche un pizzico di Green porno, uteri sociali e i versi di Alda Merini.
Ne parleremo con l’autrice domenica 24 giugno, alle ore 17.30, presso la sala convegni della biblioteca regionale, largo san Giovanni, via dei Frentani. Durante la giornata, mercatini di prodotti apistici, degustazione di mieli, mostre e musica.