LANCIANO – Nel corso di Agroalimenta, fiera nazionale dedicata ai prodotti tipici, non poteva mancare un focus sull’olio d’oliva extravergine in Abruzzo, sulla sua produzione alla luce delle difficoltà registrate nella raccolta 2016.
A parlarne nella giornata di ieri, 27 novembre, sono stati gli operatori del settore durante il laboratorio sugli oli extravergini d’Abruzzo con degustazione a cura della Federazione dei dottori agronomi e dottori forestali d'Abruzzo, tenuto dal Dott. agronomo Bruno Scaglione, coordinatore della Guida agli extravergini di Slow Food per l’Abruzzo e il Molise e componente del comitato d’assaggio della CCIAA di Chieti.
Un’annata drammatica con il crollo della produzione del 50% rispetto allo scorso anno, situazione che si è registrata in quasi tutte le regioni italiane. Diversi i fattori all'origine, la fioritura bassa dovuta all’alternanza di freddo e caldo, gli attacchi di tignola (Prays oleae) sui frutticini e la forte presenza della mosca, che ha colpito in maniera differente a seconda delle condizioni dei terreni e delle coltivazioni.
“Anche l’Abruzzo ha avuto una riduzione importante della produzione, – spiega il dottor Bruno Scaglione – il 50% in meno, pur con forti differenze sul territorio: meglio nel pescarese, che nel teramano e il chietino a metà del guado. Dal punto di vista delle varietà colpite è il Leccino che ha pagato lo scotto maggiore sia in termini quantitativi che qualitativi. Detto questo, si può comunque ritenere che gran parte delle olive raccolte dal punto di vista sanitario sono risultate idonee alla trasformazione.”
“Quelli ottenuti da olive sane, controllate, sono buoni, – spiega ancora il dott. Scaglione – e rispettano tutti i parametri chimici previsti, e naturalmente anche quelli organolettici, che si sono rivelati con fruttati leggeri e con note di amaro e piccanti più tenui. Non mancano però diversi extravergini che si sono mostrati più intensi di quelli dell’anno precedente. Le migliori performance gustative provengono dagli oli di Gentile di Chieti, di Intosso, di Dritta, almeno quelli ottenuti da olive raccolte precocemente, ma anche di Nebbio, di I 77, di Frantoio, di Peranzana, di Monicella, di Pendolino. In linea di massima, sembra che le olive provenienti da cultivar tardive, anche in seguito al fatto che le olive attaccate dalla mosca siano cadute prima della raccolta, e quelle prodotte negli areali pedemontani e montani, abbiano dato degli ottimi risultati per la minore presenza dell’insetto”.
Un bilancio positivo in termini di qualità “Le quantità di quest’anno sono basse, ma, come si diceva prima, la qualità è buona. Per cui ci si può orientare tranquillamente verso l’acquisto degli oli nuovi, che sicuramente hanno dei contenuti in sostanze antiossidanti più elevati che consentiranno all’olio di conservarsi più a lungo, oltre agli indubbi benefici per il nostro organismo”.
Acquistare olio del 2015 infatti non sempre significa che si tratti di un prodotto di qualità, ma il consiglio è di rivolgersi sempre ad un frantoio o ad un produttore di fiducia per essere certi di conoscere il prodotto, resta certo il prezzo elevato di vendita che potrebbe non essere inferiore a 10 euro.
Il timore è che la situazione si possa confermare anche nel futuro, “Forse oggi diventa necessario un cambiamento nell’approccio al problema. – spiega il Dott. Scaglione – Se i mutamenti climatici, come sembra, sono da considerarsi consolidati, si rende necessario affiancare ai pur necessari sistemi di monitoraggio, l’introduzione di modelli previsionali che colleghino gli andamenti meteorologici alla biologia dell’insetto e l’adozione di strategie di difesa chimiche, biologiche e agronomiche, già dopo la raccolta”.