LANCIANO - Ha da poco compiuto 5 anni Albachiara, ma sembra ieri la cerimonia inaugurale del primo hospice in Abruzzo, a Lanciano, nel 2011.
Una struttura che ha fatto della professionalità e dell’amore per il proprio lavoro e per i pazienti un credo assoluto. Una struttura che si confronta ogni giorno con il dolore e la sofferenza ma che cerca di portare un raggio di sole, proprio come fa l’alba, nella vita dei suoi ospiti. “In questi primi 5 anni a Lanciano il bilancio per noi è più che positivo - afferma il dott. Pier Paolo Carinci, direttore dell’hospice - e questo quinto anno di attività ci dimostra come una piccola semina possa produrre un grande raccolto di affetto”.
Dal 2011 nell’hospice Albachiara si porta avanti la filosofia secondo cui un paziente inguaribile non sia un paziente incurabile ed è proprio su questo, sul “paziente oltre la malattia”, che appoggia le sue radici il lavoro dell’hospice. E parallele al lavoro di qualità, silenzioso e quotidiano del personale con i pazienti, in questi 5 anni, ad Albachiara sono tante le attività che sono state promosse per sensibilizzare sui bisogni e sui diritti dei malati inguaribili e delle loro famiglie. Ma anche giornate tese a far conoscere una realtà che a volte fa paura e dare la possibilità ai cittadini di visitare i luoghi e trascorrere momenti di convivialità con operatori, personale e famiglie.
Di spicco l’esperienza dell’orto terapeutico, premiato con un riconoscimento nazionale nelle scorse settimane, attraverso cui “cerchiamo di far percepire l’hospice come un luogo in cui venire a vivere al meglio il tempo che abbiamo ancora a disposizione, e non un luogo di morte - spiega Carinci - e l’orto terapeutico, prima esperienza in Italia, un anno fa, è nato proprio con quest’obiettivo e con l’idea di poter affiancare tutto il sistema di cure palliative già esistente”.
Alla festa per le 5 candeline dell’hospice, ieri, hanno partecipato in tanti per ascoltare l’esibizione del Trio Soundtrack di Walter Gaeta e per condividere un momento di gioia e spensieratezza in una struttura che si propone, ogni giorno di più, come luogo di vita.