LANCIANO – 25, 6 Milioni di euro, questo il risarcimento danni richiesto dal Ministero dell’Ambiente nel processo che vede coinvolta la Sasi per lo scandalo dei 12 impianti di depurazione sequestrati nell’aprile del 2015, e che vede imputati per reato ambientale il presidente Sasi Domenico Scutti e Alfiero Marcotullio, amministratore di Ecoesse, società per il controllo degli impianti.
Il giudice per le indagini preliminari Massimo Canosa, lo scorso anno, aveva emesso un decreto di sequestro per gli impianti di depurazione di Santa Liberata, Villa Martelli, di Treglio in località Paglieroni, di Cerratina, di Rocca San Giovanni a Vallevò e Cavalluccio, di Atessa in località Valloncello, Ianico e Osento, a Santa Maria Imbaro, di Bomba in località Zappetti e di Quadri in località Sangro, in quanto, a seguito alle indagini partite dal 2012, erano emersi danni ambientali consistenti dovuti alla dolosa gestione ed alla noncuranza di quanto espresso dai ripetuti controlli, e per cui venivano imputati reati in materia di scarichi nei fiumi e danneggiamento delle acque.
Permane ancora il provvedimento cautelare a cui si aggiunge la richiesta di risarcimento avanzata dal Ministero dell’Ambiente nel corso dell’udienza tenutasi il 26 aprile, nello specifico la richiesta prevede 12, 8 milioni di euro per i danni patrimoniali e altri 12,8 milioni per danni all’immagine. I comuni di Lanciano, Rocca San Giovanni, Treglio, Atessa, Quadri e Civitaluparella restano le parti offese nel processo.
Il 22 settembre verranno ascoltati in aula i periti chimici Moscariello e Di Martino sulle verifiche alle relazioni periodiche emesse dalla Sasi in merito agli interventi sugli impianti. Proprio lo scorso dicembre, infatti, fu il presidente a parlare dello stanziamento dei 36 milioni di euro per migliorare il servizio idrico e depurativo.