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La comunità di Castel Frentano si mobilita per Sanaa: “fate restare lei e la sua famiglia qui con noi”

Dai bambini, un sentito appello a tutte le istituzioni.

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CASTEL FRENTANO - La burocrazia, la politica e la vita quotidiana, spesso, sono due rette parallele che mai si incontrano. Ed è proprio quello che è accaduto a Castel Frentano dove la comunità si è letteralmente ribellata al diktat di portare via la famiglia di Sanaa dal piccolo centro frentano e si è schierata in sua difesa.

Sanaa ha 14 anni ed insieme alla sorella maggiore Fatima che frequenta il De Titta a Lanciano al fratellino più piccolo Mohamed che frequenta l’asilo San Rocco di Castel Frentano ed alla mamma Sadia, è arrivata in Italia, con un barcone, lo scorso settembre. Da allora l’intera famiglia è stata accolta a braccia aperte dall’intera comunità ed oggi, solo 6 mesi dopo, si ritrova nella situazione di partenza. La Commissione Territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale di Bari non ha infatti riconosciuto lo status di protezione internazionale per la famiglia, ma solo quello di protezione umanitaria. In sintesi, Sanaa e la sua famiglia non sarebbero perseguitati politicamente ma si troverebbero nel mezzo di una vera faida familiare, questo il motivo per cui, da un giorno all’altro, hanno perso il diritto alla permanenza in una casa famiglia, ma sono destinati in un centro di accoglienza, per la precisione a Messina. Ma la scuola e la comunità di Castel Frentano, che da subito hanno accolto a braccia aperte Sanaa e i suoi fratelli, ora non sono disposti ad accettare questa decisione senza lottare.

Ed i primi a mobilitarsi sono stati i compagni di classe di Sanaa, della IIA dell’istituto comprensivo di Castel Frentano, che hanno scritto una toccante lettera a tutte le istituzioni politiche e religiose, dal presidente Sergio Mattarella, fino ad arrivare a Papa Francesco, passando per Matteo Renzi ed il ministro Angelino Alfano. “Abbiamo deciso di scrivere questa lettera perché ci sentiamo davvero rammaricati e affranti per un problema che stiamo vivendo. Ci sentiamo delusi da questo Stato che noi amiamo e rispettiamo. - scrivono gli alunni di seconda media, con una maturità da far invidia agli adulti - Quando Sanaa è arrivata ad inizio anno scolastico nella nostra classe aveva uno sguardo perso nel vuoto, sembrava un cucciolo impaurito. (…) Certo, i primi giorni non stati facili né per noi né per lei perché non riuscivamo a farci capire. Poi abbiamo iniziato a parlare così come fanno i bambini: con piccoli gesti, sorrisi, carezze”. Una lettera piena di amore, amicizia, integrazione e capacità di guardare all’altro solo per ciò che è: un amico meno fortunato di noi e proprio in virtù di questo si richiama alla necessità di unirsi e fare qualcosa per sovvertire le cose.

Anche il sindaco di Castel Frentano, Gabriele D’Angelo, ha sposato in pieno la causa ed ha sollecitato il prefetto di Chieti Antonio Corona per una risoluzione della questione che potesse andare bene alla famiglia e non vanificare l’encomiabile opera di integrazione portata avanti da Comune ed istituto scolastico. “Dietro le istituzioni c’è un cuore e non ho alcuna intenzione di metterlo da parte. - dichiara il primo cittadino - A volte ci si nasconde dietro le leggi ma non si può dimenticare che chi ha abbiamo di fronte ha una storia, un cuore, una vita ed io sto facendo di tutto per non deludere la famiglia di Sanaa e anche se è stato difficile, oggi intravedo uno spiraglio di luce”.

Il prefetto, dopo una serie di sollecitazioni, avrebbe infatti dato la possibilità a Sanaa e la sua famiglia di trasferirsi in un nuovo centro SPRAR (Sistema Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) non a Messina e anche se i tempi e i modi non sono ancora stati definiti, la salita sembra un po’ meno ripida. Da oggi, intanto, Sanaa, Mohamed, Fatima e mamma Sadia saranno trasferiti a Lanciano, nel complesso dei frati di San Francesco, vicino l’ostello ma in una struttura indipendente e saranno Caritas e Croce Rossa ad occuparsi delle loro esigenze primarie.

“Questa è una soluzione tampone ma che ci dà tempo. - conclude Alba Manzi, mediatore interculturale presso l’isitituto De Titta di Lanciano - Io credo che un altro centro SPRAR sia l’ultima spiaggia e ciò che mi auguro per loro è una vita diversa in cui sia data a Sadia la possibilità di lavorare per poter finalmente raggiungere una vera integrazione in una comunità che in loro non ha mai visto religione, usi e costumi diversi, ma solo una nuova famiglia con cui fare amicizia”.

Ci chiediamo perché? - dicono i compagni di Sanaa nella lettera - Perché tutto questo? Perché questa pazzia? Perché trasferire una famiglia se è integrata, se inizia a viver finalmente? Perché giocare con la vita delle persone? Perché trattare tutta la famiglia come un pacco postale? Sono persone, persone che hanno sentimenti e non si può e non si deve giocare con i sentimenti di nessuno”.

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