Sono trascorsi 7 anni da quella terribile notte quando alle 3.32 il cuore dell’Abruzzo si è fermato a L’Aquila insieme alle 309 vittime rimaste imprigionate sotto le macerie di quel terribile terremoto. Una notte in cui si sono rincorse telefonate e paure, per i tanti amici che a L’Aquila vivevano, studiavano, alla ricerca di una normale vita universitaria e per cui in una notte tutto è cambiato.
Un terremoto devastante, nella notte della Domenica delle Palme, ha trasformato la Settimana Santa lancianese in una vera gara di solidarietà in cui centinaia di ragazzi si sono ritrovati nella chiesa di Santa Chiara a lavorare incessantemente dalle prime ore del mattino fino a tarda notte per racimolare vestiti e generi di prima di necessità per il popolo aquilano che, da un momento all’altro, si era ritrovato a terra, senza avere più nulla. Una gara che ha fatto partire innumerevoli camion per il capoluogo abruzzese stracolmi di cibi, abiti, cose, ma soprattutto colmi di amore e solidarietà , ripagati dai sorrisi dei bambini alla viste delle uova di Pasqua, ma straziati dall’impossibilità di fare qualcosa in più.
Il terremoto e probabilmente l’incuria e la scarsa informazione si portarono via 309 persone, perlopiù giovani, studenti dell’università dell’Aquila, intrappolati sotto le macerie della casa dello studente e delle loro case venute giù come castelli di sabbia. Tra di loro, le due studentesse lancianesi, Martina Salcuni ed Ilaria Rambaldi, strappate al futuro che si stava costruendo con studio ed impegno.
7 anni dopo L’Aquila e l’Abruzzo non dimenticano, non possono farlo, ma a distanza di tempo, di prevenzione ed informazione si parla ancora troppo poco.