LANCIANO - Solo ieri abbiamo dato notizia della chiusura della storica Isola Verde sul Lago di Bomba e oggi ci troviamo di fronte all'annuncio della chiusura dell'osteria lancianese, il Corvo Torvo, dopo 11 anni di attività .
"Se hai un'attività di ristorazione - scrive il proprietario Silvano Piccirilli sul blog della sua osteria - e vuoi mettere sulla tavola roba degna rispettando tutte le regole, pure quelle più assurde e pretestuose, poi non solo ti va di lusso se non ci rimetti di tasca tua, ma ti ritrovi pure a tirare a campare in un posto che ha da offrire pochissimo in termini di servizi e cultura e sanità e istruzione". "Conservate i ricordi migliori - prosegue - Il Corvo non c'è più perché non c'è alternativa".
Un locale, Il Corvo Torvo, che per i lancianesi non è stato in questi anni solo un posto dove mangiare, ma anche dove molto spesso si poteva assistere a concerti, mostre e attività culturali di vario genere.
Senza entrare nel merito delle ragioni che possono portare un imprenditore alla chiusura della propria attività , perchè possono essere davvero tante, vogliamo fare una riflessione su cosa stia accadendo nella nostra città e nel nostro territorio. Così come successe qualche tempo fa per la chiusura dello storico pub Capitan Blood, dopo l'annuncio da parte del proprietario del Corvo Torvo sui social si sono susseguiti post di solidarietà , nostalgia e anche tristezza di tanti lancianesi. Tristezza perchè forse attraverso la chiusura di locali simbolo di un'intera generazione si perde un pezzetto della propria identità , della propria storia recente. E allora la domanda "cosa sta succedendo?" diventa ancora più ingombrante, più pesante.
La crisi, le tasse, magari a volte anche la voglia di rinnovamento dei clienti o semplicemente la stanchezza di un imprenditore. Le ragioni possono esse tante, lo abbiamo detto, ma cosa si può fare per cercare di fermare quello che sembra diventare ogni giorno di più il segno di un impoverimento commerciale e sociale della nostra città ?