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La protesta No Ombrina faccia a faccia con Matteo Renzi

Gli scontri a L'Aquila e la ritirata del premier.

Redazione
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“La manifestazione di ieri a L’Aquila ha confermato la grande indignazione degli abruzzesi verso l’operato del governo Renzi che invece di amare l’Italia e la sua bellezza sta solo difendendo a spada tratta gli interessi dei petrolieri e le loro trivelle”. E’ il commento che si legge in una nota del coordinamento No Ombrina, a margine della protesta di ieri, martedì 25 agosto, a L’Aquila, contro Matteo Renzi.

Il premier, in occasione della sua visita nel capoluogo abruzzese per parlare di ricostruzione, è stato fortemente contestato, tanto da dover ripiegare sull’uscita secondaria ed evitare il giro per vie dell’Aquila, cercando di minimizzare l’accaduto definendo i contestatori “tifosi del Teramo finiti in serie D”.
Ma i manifestanti erano altri.

“In poche ore, - si legge ancora nella nota - con pochissimo preavviso e con un tam tam sui social, si è formata una manifestazione di centinaia di cittadini che per l’ennesima volta ha fatto quello che avrebbero dovuto fare gli amministratori regionali e i parlamentari abruzzesi. Insieme con i comitati aquilani, di Sulmona, di Avezzano, con gli studenti e i lavoratori, siamo riusciti almeno ad ottenere la fuga di Renzi, un premier di un grande paese, dalla porta di servizio, laddove gli amministratori regionali presenti non hanno dimostrato di essere in grado di incidere sulle scelte governative che potrebbero trasformare la regione verde d’Europa in una regione nera petrolio”.

Un’ulteriore protesta, dopo la grande manifestazione dello scorso 23 maggio a Lanciano, con l’obiettivo di far capire alla politica quanto l’Abruzzo voglia puntare su natura e turismo e non su petrolio e trivelle.

“A L’Aquila, - conclude il coordinamento No Ombrina - in ogni caso, abbiamo dimostrato di essere cittadini, non sudditi e, al contrario di altri, di amare profondamente la nostra terra e il nostro mare”.

Grande l’attenzione dei media nazionali per la protesta e per gli scontri, come dimostra il video di Repubblica.tv che segue:

 

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