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Treglio, a processo i gestori di centrale a biomasse ed inceneritore

Berghella "puntiamo alla delocalizzazione degli impianti"

Redazione
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TREGLIO - A processo i gestori della centrale a biomasse e del sansificio di Treglio. Lo rende noto il sindaco di Treglio, Massimiliano Berghella.

”Nei giorni scorsi – dice il primo cittadino – abbiamo richiesto e ottenuto copia conforme di tutto il fascicolo inerente l’inchiesta sugli impianti. Duemila pagine…”. Entro le quali contenuto anche il decreto di citazione a giudizio emesso dal pubblico ministero, Francesco Menditto, nei confronti di Enrico Vecere ed Antonio Vecere. I due dovranno comparire in aula, per il processo, il 16 novembre prossimo, per reati ambientali. Parti offese il ministero dell’Ambiente e il comune di Treglio. “Che – afferma il sindaco – si costituirà parte civile”.

Antonio Vecere, quale legale rappresentante della Gestione Calore Treglio srl, è accusato di aver installato la centrale a biomasse di località Paglieroni, “in assenza delle prescritta autorizzazione (a bruciare rifiuti), da rilasciare per capacità superiore a 10t/giorno, ovvero della procedura di Via per capacità superiore a 100 t/giorno”. Inoltre, pur in possesso di autorizzazione che consentiva di bruciare combustibili “bruciava rifiuti rappresentati dalla sansa di oliva prodotta dal Sansificio Vecere srl di cui non veniva attestata la conformità” e bruciava rifiuti diversi da quelli previsti progettualmente”. Inoltre “consentitva il trasporto e lo smaltimento delle ceneri senza autorizzazione”.

Enrico Vecere, quale legale rappresentante del Sansificio Vecere srl, impianto per l’estrazione e la raffinazione degli oli di sansa e di oliva, “dopo aver prodotto ceneri qualificabili come rifiuti non pericolosi ne consentiva il trasporto e lo smaltimento senza la prescritta autorizzazione” e “non rispettava le prescrizioni previste, producendo emissioni di monossido di carbonio non consentite”.

“Permessi inesistenti o insufficienti ed emissioni oltre i limiti, – dice Berghella -: una situazione che si è protratta a lungo e a cui la magistratura per fortuna ha dato lo stop. Adesso gli impianti sono chiusi perché sotto sequestro, sigillati dalla Procura. I titolari più volte ne anno richiesto il dissequestro ma è stato loro negato. Il comune – evidenzia ancora il sindaco – è in prima linea ora per la salvaguardia e la tutela della salute dei cittadini e della qualità della vita e dell’aria in paese. I proprietari del sansificio e della centrale stanno facendo di tutto per riaprire e bypassare talune lacune, chiedendo alla provincia ad esempio la modifica non sostanziale dell’impianto. Noi ci siamo opposti e ci opporremo. Abbiamo avuto anche colloqui con i vertici dell’Ispra (Istituto superiore per la ricerca e la tutela ambientale) per capire come meglio agire e tenere sotto controllo la faccenda. Vogliamo capire anche qual è l’atteggiamento dell’Arta. Il nostro obiettivo è di giungere alla delocalizzazione degli impianti”.

 

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