Sono più di mezzo milione gli albanesi in Italia. In vent’anni, da quando è partita la prima ondata di migranti, l’integrazione è diventata via via più concreta. Sono 230mila gli albanesi che hanno un contratto legale di lavoro, 26mila gli imprenditori, 100mila gli studenti di ogni ordine e grado e 20mila gli universitari. Sono questi numeri e migliaia di storie e di esempi di integrazione virtuosa, a confermare come l’Albania sia una “tra le comunità tra le meglio integrate in Italia”, così come aveva avuto modo di sottolineare anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
Di Albania, Italia ed emigrazione si è parlato sabato 29 ottobre a Palazzo degli Studi in un convegno indetto dall’associazione Italfida in collaborazione con la Confcommercio Chieti e con il patrocinio di comune di Lanciano, Provincia di Chieti e Regione Abruzzo. Obiettivo del convegno è stato quello di intessere rapporti culturali, economici e sociali tra le due realtà così vicine.
Numerosi i rappresentanti istituzionali presenti, a cominciare dall’ambasciatore albanese in Italia Llesh Cola, il sindaco di Lanciano Mario Pupillo, il presidente della Provincia di Chieti Enrico Di Giuseppantonio, il presidente del consiglio regionale Nazario Pagano, Roberto Campo, segretario regionale Uil, Mons. Emidio Cipollone, vescovo della diocesi Lanciano-Ortona oltre a diversi amministratori locali e ai rappresentanti delle forze di Polizia e della società civile.
“Quanto è colpevole un italiano se un suo connazionale commette un reato? – ha sottolineato nel suo appassionato intervento il presidente dell’associazione Italfida Anila Hanxhari – immigrati e albanesi presentano una piccola
percentuale di persone che commettono reati, ma una stragrande maggioranza di famiglie, uomini e donne, che si impegnano ad essere dei cittadini onesti, proprio come gli italiani. Integrazione non significa sentirsi ospiti, ma sentirsi a casa”.
Il sindaco di Lanciano Mario Pupillo ha sottolineato come una società dovrebbe essere il più possibile “inclusiva”, ricordando che anche gli italiani “sono stati dei migranti, lo sono ancora e potrebbero esserlo in futuro”.
Il presidente della Confcommercio Chieti, Angelo Allegrino, ha citato gli “altissimi costi sociali” di un vero e proprio “esodo di massa” che ha riguardato l’Italia nei primi anni del secolo scorso. Tra il 1900 e il 1924 sono stati ben 8 milioni gli italiani che hanno raggiunto gli Stati Uniti in cerca di lavoro.
La Confcommercio di Chieti è anche impegnata nell’E.B.TER. (ente bilaterale per il terziario), un organismo paritetico che si pone come collegamento tra datori di lavoro e sindacati e che è impegnato nell’inserimento culturale e sociale dei lavoratori e dei migranti. Il presidente Allegrino ha ribadito il suo appello affinché “l’Italia si impegni a far entrare di diritto l’Albania nella comunità europea”, essendo l’Albania “un paese emergente dal punto di vista della richiesta di tecnologia e valutato positivamente in Europa per i suoi ritmi di crescita economica che si attestano sul 3,8%”.
A firmare l’intervento di conclusione del convegno è stato invece l’ambasciatore albanese in Italia Llesh Kola. “Sono onorato di essere qui a Lanciano – ha esordito Kola – il mio lavoro come ambasciatore è quello di accrescere i rapporti tra Italia e Albania e sono felice di poter affermare che negli ultimi 20 anni i rapporti con la penisola italiana sono cresciuti in tutti i campi. L’Italia è un partner strategico dell’Albania perché il 35% degli scambi mondiali avviene proprio con l’Italia che è a sua volta il primo investitore nel nostro paese”. “La nostra comunità è ben integrata in Italia, per questo festeggiamo con gli italiani il 150° anno dell’Unità d’Italia – ha affermato l’ambasciatore – Il primo governo di Garibaldi poté contare su due ministri di origine albanese: questo a dimostrazione della storia e della fedeltà che lega da sempre i due popoli.
L’integrazione è ben riuscita, ora dobbiamo vedere l’inserimento come un obiettivo. Oggi gli albanesi si sentono italiani, addirittura ci sono studenti che conoscono meglio l’italiano che l’albanese”.