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Sequestro olive, in molti a chiedere il nome dell'azienda

Le spiegazioni del comandante CFS Livia Mattei

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La notizia del sequestro delle olive in un’azienda della Val di Sangro ha scatenato sulla nostra pagina Facebook un acceso dibattito soprattutto sul nome dell’azienda in questione, che molti lettori hanno richiesto.

Partiamo dal fatto che la notizia ufficiale, arrivata in questo caso dal Corpo Forestale, non riporta il nome dell'azienda. Così come, nel caso del ristorante in via per Treglio di pochi giorni fa, la polizia municipale non aveva divulgato il nome del ristorante.

In base alla linea editoriale che abbiamo scelto di adottare per questo giornale pensiamo che sia doveroso mantenere ben distanti il diritto all’informazione dalla “gogna mediatica”, perché riteniamo che gli obiettivi alla base siano molto diversi. È vero che conoscere il nome dell’azienda o del ristorante potrebbe aiutare i consumatori, ma è altrettanto vero che non possiamo arrogarci il diritto di giudicare e magari anche influire sulla reputazione di un’attività, senza sapere nel dettaglio i fatti, lo storico, le norme.

Per rispondere in maniera più approfondita alle vostre domande abbiamo sentito telefonicamente la dottoressa Livia Mattei, Comandante Provinciale del Corpo Forestale dello Stato di Chieti, chiedendo a lei un parere.

Molti lettori ci scrivono perché vorrebbero sapere il nome dell’azienda che ha subito il sequestro. Cosa può dire loro?
«Il comunicato che abbiamo divulgato non vuole essere contro la persona o contro l’azienda anche perché fino a prova contraria siamo tutti innocenti. Sarà l’azienda a dover dimostrare se quello che abbiamo rilevato sia stato un episodio isolato oppure no.»

Con che intenzione avete fatto circolare la notizia?
«Ci è sembrato dovuto e doveroso divulgare la notizia per scardinare l’idea dell’approssimativo, del “che fa”. Come istituzione dobbiamo promuovere la politica del fare le cose per bene. Riteniamo che sia utile far sapere che siamo presenti e pronti a evidenziare eventuali inosservanze delle regole.»

E nei confronti dei consumatori?
«Proprio per tutelare i consumatori abbiamo voluto diffondere la notizia perché devono sapere che possono esistere comportamenti non corretti.»

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