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Decreto governativo di chiusura degli ospedali, il no di Lanciano

L'amministrazione di Pupillo ricorre al Tar per salvare il Renzetti e i piccoli ospedali del comprensioro

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LANCIANO. Il Comune di Lanciano ha presentato il ricorso al Tar (tribunale amministrativo regionale)dell’Aquila per evitare il taglio dei reparti all’ospedale Renzetti e la chiusura dei piccoli ospedali, come il presidio di Casoli. “Il ricorso è stato depositato ieri - spiega il sindaco Mario Pupillo - perché il piano sanitario regionale prevede un declassamento del Renzetti, con la trasformazione delle unità complesse in semplici, ossia reparti senza primari e con meno di 20 posti letto”. In pratica salteranno i primari delle unità di anatomia patologica, geriatria, laboratorio analisi, riabilitazione, neurologia, oculistica, oncologia, otorino, pediatria, pronto soccorso, urologia e radiologia. Questo comporta una riduzione dell'organico del reparto, dei posti letto, un minore tasso di assistenza e, senza primari, viene meno anche la formazione di nuovi medici. “Non solo - precisa Pupillo - con meno posti letto salgono le liste di attesa e i disagi per la popolazione che dovrà curarsi fuori, aumentando la mobilità passiva e i debiti dell'azienda". “Chiediamo al Tar che non siano ridotte le unità operative complesse al Renzetti - continua il primo cittadino ancora in attesa di un incontro con il manager Asl Francesco Zavattaro - ma anche che non siano tagliati i piccoli ospedali e ci batteremo ancora di più dopo che il governo, nella manovra finanziaria al voto in queste ore, ha inserito due comma che prevedono la chiusura dei piccoli ospedali per decreto del Governo, la trasformazione in legge delle disposizioni del Programma operativo regionale e l'adozione del Piano sanitario 2011-2012 elaborato dai commissari Chiodi-Baraldi”. Con il decreto in discussione in queste ore il Governo si sostituisce alla Regione, chiudendo i piccoli ospedali e cestinando tutte le sentenza del Tar che avevano sancito l'illegittimità delle chiusure e dei provvedimenti adottati dal governatore Chiodi che aveva a sua volta ignorato il piano sanitario 2008, ancora vigente, decretando tagli nei grandi ospedali e la chiusura dei piccoli presidi come quelli di Guardiagrele e Casoli.
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