LANCIANO. Eccolo il primo consiglio comunale della storia del centrosinistra lancianese. Un'assemblea piena (tutti presenti giunta e consiglieri), la gente, tanta, che rumoreggia dalla platea superiore, brusio diffuso, pacche sulle spalle, colletti sudati e cravatte sgargianti dei nuovi arrivati. E poi c'è chi scherza sulle poltrone, chi non sa dove prendere posto, qualche consigliere che saluta amici e parenti venuti a vederlo sedere, per la prima volta, sugli scranni del governo cittadino.
Si inizia un po' in ritardo. La maggioranza entra per ultima, un po' defilata: il sorriso delle belle occasioni, strette di mano con i nuovi colleghi di palazzo e qualche battuta. C'è un po' di tensione nell'aria. Ermando Bozza entra quasi dietro a tutti. Rilassato, camicia sbottonata senza cravatta, ma sempre impeccabile in giacca e pantaloni scuri.
I nuovi, i giovani soprattutto, si guardano intorno. La sala del comando sembra grande e piccola allo stesso tempo. Sono nervosi, sia la maggioranza che l'opposizione. Implacabile, la telecamera che trasmette in streaming riprende tutto.
Nel pubblico ci sono Silvio Paolucci, segretario regionale del Pd, Camillo D'Alessandro, capogruppo regionale Pd e Walter Caporale, consigliere regionale dei Verdi. E poi rappresentanti di associazioni di quartiere, cittadini, forze dell'ordine, vigili urbani, tutti stipati in aula mai così piena.
Apre la seduta Manlio D'Ortona (Pdl), consigliere più votato della coalizione che ha ottenuto il maggior numero di voti. Cita Gandhi: "Ognuno di noi diventi il cambiamento che vuole vedere", ai giovani augura "di poter brillare" e fa appello alla cooperazione e alla collaborazione di tutti per mettere "al primo posto l'interesse generale".
L'idillio si spezza quasi subito. Marco Di Domenico (Pdl), ex assessore all'urbanistica solleva due pregiudiziali. La prima, respinta, riguarda l'anticipazione del giuramento del sindaco, la seconda, più dibattuta, fa riferimento alla mancata delibera di surroga dei consiglieri che subentrano ai nuovi assessori. "Forse non siete abituati - esordisce Di Domenico ironico - ma ci sono dei passaggi da rispettare". Il problema viene risolto dal segretario comunale, Giulio Stiffani: "La surroga avviene automaticamente: il riferimento di Di Domenico riguarda il caso di surroga in corso di mandato, la seduta è regolare".
Arriva il momento del giuramento del sindaco, Mario Pupillo, la fascia tricolore un pò larga sulle spalle e la voce che all'inizio trema appena. Tutto avviene in un attimo: "Giuro di essere fedele alla Costituzione italiana". Piovono gli applausi di tutti e i consiglieri si alzano in piedi.
Il primo cittadino inforca gli occhiali e legge il suo discorso, che tiene stretto tra le mani. E' abituato a parlare ad una platea di spettatori, è il suo momento. Cita alcune frasi dello scrittore e storico britannico Tony Judt, morto di sclerosi laterale amiotrofica. Parla di poveri e ricchi, della fratellanza "che è condizione necessaria della politica", dell'egoismo "che è scomodo perfino per gli egoisti". Il sindaco saluta poi i bambini "per i quali avremo un impegno forte e costante", e gli anziani "a cui si deve un atto di riconoscenza per aver speso la loro vita per tutti noi" e poi ringrazia "i tanti che hanno votato per un'amministrazione rinnovata, ricca di energia, giovane".
Prossimi impegni saranno il Campus automotive, "fabbrica della ricerca e della conoscenza", l'istituto superiore della metalmeccanica e gli obiettivi europei per "lo sviluppo socio-economico".
"Partiremo dall'analisi della situazione di partenza - annuncia Pupillo - dal Prg e dai vari progetti in cantiere attraverso un sereno ed attento controllo di quello che è stato fatto".
Arriva il momento del voto del presidente del consiglio. Di Domenico solleva ancora una pregiudiziale. "C'è un falso per soppressione - tuona - gli ordini del giorno sono stati cambiati, c'è un'omissione sul voto segreto".
Viene chiesto, da più parti, il voto palese. Arriva il momento dell'intervento di Ermando Bozza, il candidato sindaco sconfitto: "Da parte mia il nuovo sindaco troverà un atteggiamento costruttivo - esordisce - sono abituato ad essere coerente. Mi è piaciuto il discorso di Pupillo, questi sono anni complessi dove è necessario ritrovare il senso dei valori primari". Poi arriva l'appello a Donato Di Fonzo, ex compagno di partito, come la maggioranza sottolinea più volte in diversi interventi. "Ti avrei votato perchè sei credibile e super partes - dice Bozza rivolto a Di Fonzo - condividiamo i tuoi valori, ma hai deciso di stare da un'altra parte".
Di Fonzo incassa e precisa che non voterà per se stesso per la carica di presidente comunale "per trasparenza e perchè è giusto che io per primo dia questo segnale".
Alex Caporale, il grande escluso di questi giorni, prende la parola. E' un attimo in cui il silenzio si fa rarefatto. Si teme una spallata, Caporale aveva già annunciato il suo appoggio esterno. E invece no: "Propongo l'elezione all'unanimità del presidente Donato Di Fonzo". La minoranza non raccoglie. La maggioranza, in silenzio, tira il suo primo sospiro di sollievo.
Si vota. Maggioranza e opposizione sono compatte: 14 voti a Donato Di Fonzo e 10 a Paolo Bomba, che, scherza lui stesso, "perde sempre pur prendendo tantissimi voti".
E' fatta, il primo consiglio comunale si conclude con le dichiarazioni di alcuni consiglieri, schermaglie politiche, nulla di più. Il primo giorno è andato, emozionato e appena un po' sofferto da parte di tutti. Ne verranno altri. La città li attende.