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Lanciano: consegnate in Tribunale 50mila firme contro il petrolio

La petizione verrà spedita a tutti gli organi di governo nazionali e internazionali

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LANCIANO. Cinquantamila firme per dire no al petrolio. Un tavolo pieno zeppo di migliaia di vite, famiglie, associazioni, enti, comuni, tutti impilati uno sull'altro su fogli bianchi con date di nascita e indirizzi. Le associazioni Nuovo Senso Civico e Comitato Difesa dei Beni Comuni hanno presentato questa mattina a Lanciano nella sala di conversazione del Palazzo di città le firme raccolte con la petizione per la revoca di tutti i permessi di ricerca ed estrazione di idrocarburi in Abruzzo e nel mare antistante. L'impegno degli attivisti del "no petrolio" è partito da lontano. La raccolta è iniziata nel 2009 nel corso della Fiera dell'Agricoltura. Da allora ogni piazza, ogni spiaggia, ogni manifestazione lungo la costa e nei territori interni ha visto un banchetto per la raccolta firme. "L'Abruzzo è soggetto ad un attacco da parte di svariate compagnie petrolifere straniere - esordisce il senatore Enrico Graziani, protagonista negli anni '60 della battaglia contro l'insediamento della Sangro Chimica in Val di Sangro - alla base c'è il piano di sviluppo del Governo del 2008 in cui c'è scritto che la nostra regione deve diventare un distretto minerario-petrolifero come la Basilicata. Un attacco di così vasta portata poteva essere contrastato in un modo solo: cercando di mettere insieme il massimo possibile di forze e di istituzioni, di destra e di sinistra, così come abbiamo cercato di fare". Parola d'ordine dunque è "trasversalità" che comprende soprattutto la partecipazione popolare, ma anche l'impegno da parte delle istituzioni a contrastare l'arrivo delle compagnie petrolifere. La petizione, ratificata dal Tribunale di Lanciano, verrà inviata a tutte le autorità di governo nazionale e regionali, ai gruppi parlamentari, ai partiti politici e all'Unione Europea. "I Comuni che ospitano i pozzi petroliferi - sottolinea Alessandro Lanci, presidente di Nuovo Senso Civico - sono 221 su 305 e risulta interessato il 50% del territorio e il 90% della popolazione. Tutto questo nella regione verde d'Europa". Nuovo Senso Civico ha calcolato che tutto il petrolio estratto e da estrarre in Abruzzo basterebbe per soli 9 giorni al fabbisogno nazionale. "I 6mila posti di lavoro promessi da Confindustria e dalla compagnie petrolifere sono una balla - attacca Lanci - chi lavora alle piattaforme, che sono tutte automatizzate, sono in realtà pochissimi operati altamente specializzati provenienti dall'estero". LA SITUAZIONE DI BOMBA: "La società americana Forrest Oil vorrebbe insediare i pozzi per l'estrazione del gas con annessa raffineria - spiega ancora Lanci - poco a valle della diga di Bomba. Si tratta degli stessi pozzi che l'Agip, inizialmente titolare della concessione, rinunciò a realizzare adducendo che la prevedibile subsidenza (abbassamento del terreno) in un'area geologicamente instabile perchè interessata da numerose frane, avrebbe potuto costituire un grave pericolo che poteva essere scongiurato in u n solo modo: svuotando completamente il lago degli 80 milioni di metri cubi d'acqua. Ma poiché l’abbassamento del suolo si è verificato ovunque in Italia dove abbiano fatto estrazioni, è altamente possibile che, verificandosi anche in questo caso, ne possa essere destabilizzata la diga con le devastanti conseguenze che tutti possiamo immaginare. E’ appena il caso di ricordare che nel nostro Paese le tragedie sono quasi sempre annunciate e che in questa valle vivono 15 mila abitanti e vi sono fabbriche che danno lavoro a circa 13 mila operai".
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