LANCIANO - Nel più antico dei quattro quartieri storici della città, quello di Lancianovecchio, nella parte alta del colle Erminio sorge un austero ma prezioso luogo di culto cristiano. Stiamo parlando della chiesa di San Biagio, unanimamente considerata dagli storici locali come la più antica di Lanciano: infatti essa secondo i documenti storici fu fondata prima del 1059 anno in cui è citata in una bolla papale di Nicolò II. Secondo tale carteggio la chiesa apparteneva certamente ai beni della Diocesi di Chieti, in quanto donata dal conte Roberto di Loritello figlio di Goffredo d’Altavilla, al Vescovo di Chieti.
Nonostante le numerose trasformazioni avvenute nei secoli, soprattutto all’interno, l’edificio ha mantenuto in buona parte l’originaria spazialità medievale caratterizzata da un’unica navata, abside rialzato e copertura del soffitto realizzata con capriate lignee. Dalla ruvida e a tratti grezza muratura esterna spicca l’elegante campanile stilisticamente simile ad altre torri campanarie della città, che venne edificato come attestato da una lapide nel 1345 per volere di tal ser Scipio, arciprete di Archi.
La massiccia e squadrata mole del campanile realizzato in laterizio con particolari cornicioni marcapiano a “dente di sega” presenta due eleganti bifore che contribuiscono a rendere ancora più raffinato il monumento. Come già accennato in precedenza la chiesa è dedicata a San Biagio la cui festa, molto sentita dai fedeli lancianesi, ricorre il 3 febbraio: in questo giorno numerosi devoti si recano in chiesa per ricevere la tradizionale unzione della gola. San Biagio medico e vescovo di Sebaste, importante centro della moderna Armenia, è infatti considerato protettore dai malanni della gola, per aver miracolosamente salvato dalla morte un bambino che stava soffocando a causa di una lisca di pesce.
L’interno della chiesa conserva alcune opere dall’indubbio valore storico-artistico: la più antica di tutte è proprio la medievale statua lignea del santo titolare dell’edificio, raffigurato nella classica iconografia vescovile, mentre al XVIII secolo risalgono sia quella di San Isidoro Agricola eseguita con molta probabilità nella bottega dello scultore Domenico Renzetti, che quella della Madonna dei Raccomandati detta anche della “Candelora”. Il simulacro ligneo attribuito alla mano dell’artista di scuola napoletana Giacomo Colombo, apparteneva infatti alla Confraternita di Maria SS. dei Raccomandati, una congrega attualmente esistente considerata tra le più antiche di Lanciano.
La statua lignea ha seguito nel tempo il peregrinare dei confratelli che dall’originaria chiesa di San Longino la conservano oggi in San Biagio. Di rilievo è anche il crocifisso visibile sopra l’abside che dopo esser stato conservato per anni nel locale Museo Diocesano, è tornato dopo il restauro alla sua collocazione originaria. Ai due lati della navata sono visibili ancora due pregevoli lunette di epoca tardo-gotica, una delle quali mantiene ancora lacerti di affreschi, ed un antico gruppo scultoreo che ritrae in pietra l’episodio dell’Annunciazione.
Una piccola scalinata conduce invece ad un’antichissima cripta, considerata tra le più importanti della regione. Essa rappresenta forse il nucleo originario del monumento arrivato a noi passando pressocchè indenne nei secoli. Secondo alcune ipotesi apparentemente avallate dalla presenza di due fusti di colonne d’epoca romana, la cripta sarebbe addirittura il nucleo di un antico tempio pagano sorto forse in epoca precristiana in questa antichissima zona della città.
Grazie a Francesca Colacioppo per le foto.