Il 17 febbraio, presso il teatro Fenaroli, è andato in scena lo spettacolo di prosa “Il gioco della coppia” di Eugène Ionesco, per la regia di Sergio Di Paola, con Peppe Miale, Lorena Leone, Leda Conti, Stefano Pascussi e Mauro Rea.Eugène Ionesco, scrittore e drammaturgo di origini romene vissuto durante il secolo scorso, è stato uno dei fondatori del teatro dell’assurdo o teatro della derisione.“Il gioco della coppia”, liberamente tratto dall’opera “Delirio a due”, è una pièce in cui viene rappresentata l’incomunicabilità della coppia, la cui dialettica spesso raggiunge livelli surreali. I protagonisti litigano e si insultano mentre fuori della loro abitazione irrompono gli echi di una guerra.L’incapacità di porsi su un meta-contesto vieta loro ogni possibile comprensione dei propri vissuti ed agiti emotivi. Si mostrano, così, angosciati e privi di uno scopo esistenziale che li sottragga alla mera abitudine di vivere. I personaggi appaiono incapaci di comprendersi e di comprendere l’altro. Il copione sembra reggersi prevalentemente sulle loro pretese reciproche e sull’inconscio desiderio di ottenere la dipendenza dell’altro.È un’opera che non riscalda e non consola, proponendo personaggi irriverenti, egoisti ed irritanti che cercano di cambiare le cose solo attraverso tentativi ed errori, come si fa giocando a sudoku. La scenografia dello spettacolo ricorda proprio lo schema di un sudoku, regalato ad ogni spettatore all’ingresso del teatro, ma anche le sottili sbarre o fili di ferro di una gabbia in cui essere rinchiusi. Il linguaggio abusato dei protagonisti non è portatore di senso ma indice di una vita di cui semplicemente ci si approfitta. Lo stile di questo linguaggio irruppe sui palcoscenici negli anni cinquanta e venne proposto anche da altri autori quali Samuel Beckett e Harold Pinter.Negli stessi anni, al cinema, il regista italiano Michelangelo Antonioni affrontò i temi dell’incomunicabilità di coppia e del disagio esistenziale, portando sul grande schermo i film che segneranno la fine del neorealismo.