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Cinghiali: "Le Ordinanze dei sindaci sono pericolose per il pubblico e inutili per prevenire danni"

La Stazione Ornitologica Abruzzese chiede al Prefetto di respingere i provvedimenti di abbattimento continuo

Francesca Stefano
27/09/2016
Attualità
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Si torna a parlare del piano d’intervento per porre rimedio al problema cinghiali nelle zone del chietino, a seguito dell’ordinanza emessa da 40 sindaci per l’abbattimento continuo anche nelle zone a tutela faunistiche.

Ad esprimersi con parere contrario a quanto suggerito dai sindaci è la Stazione Ornitologica Onlus, che decide di scrivere una lettera al Prefetto chiedendo di respingere il provvedimento, giudicato illegittimo e pericoloso per la pubblica incolumità oltre che poco incisivo per poter realmente porre rimedio al problema.

“Rendere possibile la caccia al cinghiale tutto l'anno equivale a centuplicare i rischi per i cittadini di prendersi una fucilata. Non si può certo trasformare il territorio in un unico grande poligono di tiro, quando ci sono migliaia di cittadini che in primavera, estate e nella prima parte dell'autunno lavorano nei campi, passeggiano in cerca di funghi, lumache e tartufi oppure fanno semplice escursionismo. Ricordiamo che l'attività venatoria produce ogni anno morti e feriti, spesso tra i normali cittadini”.

Questa la prima problematica evidenziata, ma l’associazione sottolinea come “i provvedimenti sindacali non tengano conto delle direttive comunitarie "Habitat" ed "Uccelli", che obbligano a sottoporre a Valutazione di Incidenza tutte le attività che possono creare disturbo alla fauna protetta. Le ordinanze espongono l'Italia al rischio di una Procedura d'Infrazione”.

Tutti questi punti sono stati affrontati in maniera dettagliata all’interno della lettera inviata al Prefetto Corona in vista del suo incontro di domani con i Sindaci, a pesare nella scelta di bocciare questo provvedimento è anche, secondo l’associazione, la mancanza di strumenti e iniziative studiate per mitigare i problemi tra uomo e fauna selvatica “Dove sono rallentatori, reti per spingere gli animali verso i sottopassi, allarmi collegati a sensori di presenza della fauna, catadriotti speciali?”, tutte misure che vanno ad aggiungersi alle soluzioni alternative all’abbattimento, proposte già in diverse occasioni, ma senza un reale riscontro.   

“Sono altresì necessari corsi, seminari e campagne informative (a mero titolo di esempio si veda l'opuscolo allegato realizzato anni or sono dalla Riserva delle Sorgenti del Pescara) per spiegare ai cittadini come comportarsi in caso di incontro con la fauna selvatica. – conclude l’associazione - Infine ricordiamo che la Regione Abruzzo è priva da un decennio di Piano Faunistico Venatorio senza il quale qualsiasi forma di prelievo avviene sostanzialmente "a casaccio".

 

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