Lisa La Pietra debutta a Venezia con Argia

Comunicato stampa
30/09/2015
Attualità
Condividi su:

ARGIA – Concerto in forma scenica per Duo Soprano e Clarinetto.

In scena il 30 settembre con 
Lisa La Pietra - Soprano e Alessia Gloder - Clarinettista.

Lisa La Pietra, artista abruzzese e di formazione veneziana, è alle prese con una nuova sfida fra tradizione e sperimentazione, in duo con Alessia Gloder al clarinetto interpreterà ARGIA, un soggetto di suo pugno, che vuol dire “Illuminata”. ARGIA è una donna alle prese con la propria emotività e lo srotolarsi delle tappe che solcano la linea del tempo di ognuna di noi, a metà fra inquietudine non concessa e risolutezza obbligata.

Un concerto in forma scenica di musica contemporanea e teatro sperimentale per la regia di Simonetta Venturini, con Lisa La Pietra - Soprano e Alessia Gloder – Clarinettista sculture di Simonetta Venturini, foto d’autore di Carla Carletto, che emergono da una superficie molto speciale firmata Jojo Menghan Zhou di Friendship project China del Padiglione nazionale della Repubblica di San Marino, Biennale internazionale d’Arte di Venezia 2015, secondo un processo artistico di compenetrazione interdisciplinare, che vivrà in un palcoscenico a pianta centrale, nel chiostro dell’antico convento San Salvador, per la programmazione eventi di Telecom Future Center, in cooproduzione con ABITARE LA MUSICA. CANTARE L’ARCHITETTURA – Residenza artistica e di ricerca, Pizzoferrato (Ch),diretta da Lisa La Pietra.

"Ho scritto questo soggetto due anni fa quando studiavo Violetta della Traviata e i ruoli di altre icone dell'opera lirica, ma l'ho avuto finalmente chiaro in testa soltanto quando ho eseguito in concerto i lieder di Magdlaine e Mignon di Hugo Wolf" - Dice Lisa "Perché mi sono trovata nei panni di donne diverse e fra di loro ho trovato me stessa, così ho scoperto i caratteri di questo soggetto che è nato da un monologo donatomi da Alessandro Corazzi e poi la mia voce si è incarnata in una composizione di Gabriele Cosmi, che in una prima fase ha composto un brano per voce sola facendo emergere il dolore straziante di un dramma che avevo appena vissuto dal titolo “Gli altri non muoiono mai” e poi lo stesso si è sviluppato in un altro brano per il mio duo,che eseguirò in questa occasione in prima esecuzione assoluta con Alessia Gloder" e si intitola “ARGIA” proprio come lo spettacolo con cui stiamo per debuttare.

Lisa tu sei autore e protagonista di questo soggetto, cosa vuol dire avere un doppio ruolo così importante per un'artista?

"Beh innanzi tutto porto in scena la parte più profonda di me stessa, ma anche un po' tutte noi perché ci sono note che ho assimilato guardandomi intorno e non soltanto dentro. Poi porto in scena il retaggio di generazioni e generazioni di soggetti femminili messi in musica e quindi la storia dell'icona femminile nella lirica, solo che io aggiungo un pizzico di modernità e ricerca, essendo specialista del repertorio contemporaneo e appassionata di new media e tecnologie per la comunicazione. È solo questione di sostanza. I ruoli non mi interessano, anzi...a dirla tutta ARGIA viene messa in scena da me e da Alessia. La mia voce e il suono del clarinetto plasmato questo soggetto in duo. Questa è la magia del teatro di ricerca e della musica contemporanea. Si può rispondere a delle sfide incredibili e molto complesse, ma indubbiamente  affascinanti seppur rischiose. Ogni volta che apro la bocca in queste occasioni rischio di bruciarmi la carriera, ma è più forte di me, non posso farne a meno".

Architettura e musica sono i tuoi dogmi, vero?

"Assolutamente, si. Non ho mai saputo scegliere tra un mestiere e l'altro e una volta completati entrambi i percorsi accademici li ho messi assieme  e almeno fino ad ora è risultata una scelta vincente, ma per l’esattezza vorrei precisare che io mi occupo del rapporto fra Voce e Spazio, che è una messa a fuoco del rapporto indissolubile fra Musica e Architettura".

Tante opere d'arte in scena. Tre artisti. Come mai? "Beh, la componente visiva per me è imprescindibile. In realtà sono si tre artisti ma le loro opere dialogano fra loro e per l'esecuzione anche io e Alessia diveniamo materia di un'opera d'arte pariteticamente alla creta di Simonetta, al materiale fotografico di Carla e all'acciaio serigrafato dei dollari a terra di joo".

Dunque tutti a plasmare un'opera d'arte?

"Sì,  sì. È proprio così. Io e Alessia diamo vita a corpi di donne (di Simonetta Venturini) che emergono da un suolo e calpestano la superficie di dollari (di Jojo) a seconda delle espressioni dichiarate nelle foto d’autore (di Carla Carletto) che hanno ispirato questa messa in scena e non a caso la regia è affidata ad uno dei tre artisti. La visione d'insieme è fondamentale. Non siamo più nell'epoca dell'individualismo, tutto è già stato detto, ciò che conta oggi è come lo si dice, ma in questo l'unione dei linguaggi fa la forza e gli spettatori hanno bisogno di essere stimolati in scena più di quanto lo siano dai social network. In questa misura il teatro e la musica potranno continuare ad esistere, altrimenti saranno soppiantati da qualunque mini monitor alluda ad un respiro con la semplice spia di accensione".

Se non sbaglio la tecnologia ha un ruolo nella vostra Opera. Quale?

“Dici proprio bene. La tecnologia e il web appartengono al nostro tempo come i piccioni viaggiatori all’epoca di Mozart. Dunque perché escluderla? Io ritengo che gli strumenti, se usati nel modo giusto, possano potenziare l’espressività dell’artista e delle sue idee creative, Tutto sta a capire i ruoli di ognuno e di ogni cosa, proprio come in una liedership.

Nel nostro caso chiediamo agli spettatori di attivare la funzione Bluetooth in modo che dal momento in cui entrano nello spazio deputato all’azione scenica possano ricevere sul proprio cellulare frammenti video che contribuisco allo srotolamento della trama che portiamo in scena e allo svolgimento della performance. In questa maniera si propone uno spettacolo di tipo quadrimensionale. Assolutamente innovativo”.

Uno strano Duo, mai visto prima d’ora nella storia della musica l’accostamento di una voce soprano ad un clarinetto. Come mai? E poi un programma che va dal barocco al contemporaneo. Impegnativo e rischiso. Non hai paura di essere attaccata per queste scelte?

“Sono sempre molto spaventata, ma perfettamente consapevole delle mie scelte.

Ho sempre desiderato accostare due strumenti solistici e in special modo il clarinetto e la voce perché è una sfida che va al di là della proporzione spaziotemporale. Io sono laureata anche in musicologia e perciò aver abbandonato gli archivi a favore dell’esecuzione implica che il mio bisogno di far ricerca sia applicato alla mia attività artistica; Dunque: quale scelta migliore se non l’accostamento di due strumenti che non si erano mai conosciuti prima così da vicino? In questo caso però devo dire che sono stata fortunata perché ho incontrato una persona speciale, che grazie anche alla sua formazione di ingegnere aerospaziale non ha paura del salto nel vuoto e mi riferisco ovviamente ad Alessia Gloder che ringrazio per l’abnegazione.

I brani di questo concerto in forma scenica sono stati scelti uno per ogni immagine di Carla Carletto e perciò in funzione narrativa ed evocativa. Ho voluto mischiare così tanto gli autori per potenziarne il messaggio e l’attualità. Ci sono brani dei secoli più lontani che sono più attuali di quelli dell’inizio del novecento e così via. In oltre fare sperimentazione implica una notevole conoscenza storica e tecnica del repertorio, che io mi prefiggo l’obiettivo di rispettare seppur con una chiave di lettura unitaria che è stata concepita già dal momento delle trascrizioni per duo voce e clarinetto che ha curato Mariaelsa Marzetti. Il concerto inoltre apre e chiude con i brani di Gabriele Cosmi per compattare l’idea”.

Sono diversi i compositori che scrivono per il tuo duo e che vi chiedono di eseguire la loro musica. Perché avete scelto Gabriele Cosmi per adesso?

Ci sono anche brani di altri autori che io e Alessia stiamo preparando e che eseguiremo prestissimo. In questo caso Cosmi era perfetto perché io mi sento molto vicina alla sua poetica. Amo la sua musica e quando mi arriva un suo brano so già che vado sul sicuro perché scrive molto bene per voce anche se i suoi pezzi sono molto complessi. La sua è una musica che si imprime nel tempo perché ha lo spessore dei grandi autori col guizzo di chi è un innovatore, tanto che io preparo i suoi brani prima di tutto come se fossero pezzi di Pergolesi e poi ci metto del mio. In più io e Gabriele abbiamo un aneddoto che ci accomuna: il mio primo soggetto si chiama ARGIA così come anche il suo primo pezzo, ma non ci conoscevamo ancora. Io ho tratto ispirazione da una persona di famiglia e Gabriele invece da una delle città invisibili di Italo Calvino. A questo punto, dunque, non poteva che essere il compositore da eseguire in questa occasione. Io credo molto nello spirito di aggregazione.

Una vera sfida allora?

“Beh…in un certo senso si, ma anche no. Dipende dal punto di vista. Abitiamo un’epoca frammentaria e screpolata. Io cerco solo di restituire una visione unitaria di un oggetto specifico, ma senza trasgressione. Io sono una cantante a tutti gli effetti, nel senso che il mio lavoro quotidiano è uguale a quello di qualunque altro musicista, ma quando mi pongo come autore di qualcosa, come in questo caso, la mia funzione è di tipo musicologico e più esattamente fenomenologico perché assorbe un’accezione di tipo antropo-sociologica, pur mantenendo l’area di indagine che nel mio caso è l’ambito musicale per cui opero e per cui mi adopero”.

Chi ti sostiene in questo percorso pieno di riscontri e così impervio allo stesso tempo? Riesci ad avere una vita privata? Qual è il segreto del tuo successo?

“Mi sostengo da sola. Solo io so cosa ho dentro e cosa mi frulla nella testa. Certamente Gabriele Cosmi mi ha stupito. La sua genialità mi ha colpito nel segno ed è forse l’unica persona per quale io, oggi, mi sento un libro aperto. C’è Alessia che è una compagna di lavoro superlativa e poi molte delle perone che ho incontrato nel mio cammino. Gli addetti ai lavori del mondo della musica contemporanea sento che credono in me e non voglio deluderli. In merito alla fatica posso dire che mio padre è stato il mio maestro, Lui non mollava mai. Per la vita privata c’è pochissimo tempo, ma ho dei grandi amici e forse qulcuno che mi ama. in merito a quello strano termine che hai usato: “Successo”…non saprei perché a questo mondo oggi sei qualcuno domani potresti non essere più nessuno, io mi limito a fare ciò di cui non posso fare a meno, sperando che funzioni e che sulla lunga durata maturi le sue garanzie, ma l’unica cosa che mi interessa davvero è vivere di e per ciò che amo. Se incontrerò un compagno con cui condividere sarà meglio ancora, ma per ora sono sola”.

Leggi altre notizie su Lanciano News
Condividi su: