“Che ci fai qui? Tornatene a casa”, a Torino di Sangro un brutto episodio di razzismo

Sono quasi 80 i ragazzi ospitati nell’hotel sul lungomare e per tanti casi di ospitalità e di amicizia, a volte la serena convivenza sembra essere un miraggio.

Martina Luciani
07/09/2015
Attualità
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TORINO DI SANGRO - Sono arrivati ad essere circa 80 i ragazzi africani ospitati dall’hotel sul lungomare di Torino di Sangro che hanno trascorso l’estate tra i ricordi di un passato che continua a pesare ed un futuro che si spera possa essere migliore. E molti di loro, arrivati qui attraverso le più disparate circostanze (come Kabba, di cui vi avevamo parlato a giugno scorso), non avendo lo status di rifugiati, molto presto saranno costretti a tornare nei loro paesi di origine, dove forse non c’è la guerra, ma ad aspettarli non ci saranno condizioni rosee che permetteranno loro una vita dignitosa.

Ma, a volte, la vita dignitosa, e non dal punto di vista economico, è difficile anche qui, a causa di pregiudizi che fanno fatica ad essere sradicati e irrompono nella quotidianità senza preavviso.

Come è accaduto sabato scorso, intorno alle 7 di sera, ad uno dei ragazzi ospitati nella struttura.
Era in bici sul lungomare con alcuni amici italiani, conosciuti durante la sua permanenza a Torino di Sangro, quando un’auto li ha affiancati ed i tipi a bordo hanno iniziato ad insultarlo ed a rivolgergli frasi poco carine. “Che ci fai qua? Tornatene a casa tua”, “a chi l’hai rubata questa bicicletta?” e altre parole per nulla amichevoli. Il ragazzo non ha risposto alle provocazioni, ma a prendere le sue difese ci ha pensato l’amico italiano, lancianese per la precisione, che ha spiegato ai due uomini in auto quanto fossero sulla cattiva strada a pensare, ed a dire, determinate cose.

I due si sono poi allontanati e sembravano quasi essersi convinti del loro errore. Ma, una volta tornati indietro, con una serie di slalom ed accelerate, hanno mirato al ragazzo di colore, probabilmente non per volerlo investire davvero, ma di sicuro per farlo spaventare, tanto da farlo cadere dalla bici. Inutile raccontare lo spavento e lo sgomento per quanto accaduto.

Chi ha assistito alla scena è rimasto senza parole e chiacchierando con la nostra redazione si è chiesto: “ma siamo ancora a questi livelli? Anche dalle nostre parti ci sono persone così incivili ed ignoranti tanto da trattare questi ragazzi come bestie solo perché stranieri e con un colore di pelle diverso?”.

L’episodio, che senz’altro non fa onore al nostro territorio, per fortuna è ancora parte di una ristretta minoranza, a fronte di tante persone che hanno saputo aprire i loro orizzonti ed il loro cuore davanti a storie di dolore, paura, disperazione, ma anche speranza, dimostrando ancora una volta l’ospitalità che da sempre ci ha contraddistinto.

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