SANTA MARIA IMBARO - Sono arrivate anche su change.org, uno dei più famosi siti di petizioni online, le richieste di fare qualcosa da parte dei dipendenti del Mario Negri Sud di Santa Maria Imbaro.
La raccolta firme, che ha già raggiunto più di 200 adesioni, è un accorato appello ai soci fondatori, l'Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano e la Provincia di Chieti, con fondi dell'Agenzia per il Mezzogiorno, con l'aggiunta successiva della Regione Abruzzo, ed in particolare al professor Silvio Angelo Garattini, Luciano D'Alfonso e Mario Pupillo,, affinché trovino la forza, con il sostegno di imprese, banche e altre associazioni, di soccorrere il personale e di trovare soluzioni per la salvezza dell’istituto.
Ad un mese dall’incontro pubblico organizzato a Lanciano, i dipendenti non si arrendono e continuano la loro battaglia in difesa della struttura che, in quasi 30 anni di attività, si è distinta per la ricerca scientifica biomedica e ambientale, pubblicata su tutti i principali giornali internazionali, per la formazione di molte centinaia di ricercatori, italiani e stranieri, e per la diffusione della cultura scientifica, divenendo un'attrazione per il mondo della ricerca e un punto di riferimento per il territorio e che oggi, dopo il commissariamento, rischia la liquidazione.
Se questo avverrà i dipendenti e i borsisti non avranno diritto né al recupero delle mensilità arretrate (15-18 mesi) né al TFR, a quel che sembra. Quindi persone che hanno iniziato la loro formazione al Negri Sud nel 1987-88, hanno raggiunto un'elevata professionalità e hanno dedicato all'istituto la parte più importante della propria vita e di quella delle proprie famiglie, si troveranno senza un mestiere, senza soldi e senza una prospettiva. Senza contare il fatto che una notevole massa di fondi pubblici e privati, spesi per dar vita all'Istituto e finora ben utilizzata, andrà sprecata.
I soci fondatori non sono tenuti a coprire i debiti, trattandosi di una fondazione, ma hanno una forte responsabilità morale sia nei confronti del personale che dell’Istituto.
In diverse regioni d'Italia il pubblico sostiene la ricerca. Perché non farlo anche in Abruzzo e, se questo non è possibile, perché non immaginare altre soluzioni, con l'utilizzo di fondi europei o il contributo di privati?