La Mia Vita coi Nomadi: Beppe Carletti a Lanciano

Presentato questa mattina il libro del tastierista emiliano

Simone Cortese
02/12/2013
Curiosità e varie
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Raccontare in un’opera cinquant’anni di vita di una delle band storiche della musica italiana è difficile, ma lo è ancora di più condensare in poco in un’ora storie vita e aneddoti di una carriera lunga come quella dei Nomadi. Beppe Carletti: tastierista storico della band emiliana ci è riuscito anche grazie all’affetto e ai ricordi dei numerosi fans presenti, ma soprattutto catturando l’attenzione dei ragazzi del liceo scientifico che nonostante la giovane età hanno dimostrato di conoscere la musica e i test della band. A leggere alcuni passi di “Io Vagabondo: cinquant’anni di vita coi Nomadi” l’attore teatrale Stefano Angelucci Marino, ed è proprio grazie alle sue parole che Carletti è tornato indietro nel tempo, ai celebri  anni 60: periodo questo di grandi cambiamenti, negli anni della rivolta  studentesca di quei “capelloni” come venivano etichettati i giovani di una società troppo morigerata  e perbenista com’era allora quella italiana. Ma è proprio in quegli anni che nascono grandi successi e testi unici come quelli delle canzoni Dio è Morto e Come potete giudicare, oppure Ma noi non ci saremo pezzo nato dal sodalizio non solo artistico con l’altro giovane emergente, quel Francesco Guccini diventato poi uno dei grandi del panorama musicale nostrano. Anni di popolarità dunque ma anche di forte censura e critica su altri capolavori come Canzone per un’amica che come Carletti racconta dalle pagine del suo libro attirò sui Nomadi le ire del direttore artistico del Cantagiro. Si commuove ed emoziona poi, ricordando anche le pagini tristi della band come la perdita degli amici Augusto Daolio e Dante Pergreffi dalla cui eredità Beppe e gli altri sono ripartiti nel loro “secondo tempo” di una nuova vita musicale. Significativo e di grande speranza invece l’insegnamento lasciato ai giovani presenti: quello di combattere nella vita per le proprie passioni e sogni, magari facendo come lui che con la musica, inseparabile compagna è cresciuto fin da piccolo quanto poco più che ragazzino girava le balere della natia Emilia accompagnato solo dalla sua fisarmonica. Toccanti anche le testimonianze del pubblico presente, ma una in particolare ha secondo me colto nel segno: quella del Prof. Nicola d’Onofrio che visibilmente emozionato ha ricordato come è bello  vedere quanto la musica dei Nomadi appassioni e coinvolga davvero tutti, dai bambini piccoli agli anziani più nostalgici. Forse è davvero questa la loro forza, l’essere riusciti a dare una sorta d’immortalità alla loro musica e questa a mio avviso e cosa possibile solo ai grandi.

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