Riceviamo e pubblichiamo da Nuovo Senso Civico, movimento spontaneo di cittadini abruzzesi.
La sopravvivenza del pianeta ci chiede di ridurre il ricorso alle fonti fossili, sottoscriviamo protocolli d’intesa con gli altri Stati, ma poi procediamo al varo di nuovi progetti di trivellazione ed estrazione.
In Abruzzo, dopo Ombrina, ci ritroviamo ad essere di nuovo destinatari delle attenzioni dei petrolieri, con istanze di ricerca in mare e su terraferma, avallate da Cingolani e Giorgetti. I massimi sistemi relativi al contenimento dei cambiamenti climatici naufragano pietosamente sul vecchio trucco della nostra dipendenza energetica, a fronte dell’impennata dei prezzi all’ingrosso del gas naturale.
Abbiamo documentatamente più volte spiegato che estraendo tutto il gas e il petrolio ipoteticamente estraibile dall’intera penisola non ricaveremmo guadagni che giustificherebbero gli enormi danni ambientali conseguenti.
Abbiamo vinto la battaglia di Ombrina proprio sul versante dei costi e dei benefici. Ma insistono.
Se pure venisse estratto tutto il gas nei giacimenti italiani, sia in mare che sulla terra ferma, (progetto di Bomba incluso e già sconfitto) equivarrebbe al 10% del gas utilizzato nel paese in un anno. Tra l'altro pagato al prezzo pieno di mercato.
Eppure insistono.
Siamo costretti a fare ricorso alle nostre armature, alle nostre armi, al nostro arsenale di contrarietà, esclusivamente basato sulla professione di fede ignorata dal ministro della transizione ecologica: il buon senso.
Chiediamo ai nostri rappresentanti in parlamento e al governo regionale di prendere dei provvedimenti che vadano oltre timide ed innocue osservazioni ai nuovi progetti di ricerca, di trivellazione ed estrazione. Chiediamo di prendere provvedimenti che tutelino la nostra terra e il nostro mare perché la Via verde della costa dei trabocchi non può essere un’occasione di rilancio turistico se ospiterà nuove piattaforme estrattive.
La nostra è una proposta semplice: promuovere l’istituzione di piccoli parchi marini come Torre del Cerrano. Piccoli parchi marini di fronte alle riserve terrestri già esistenti: Ripari di Giobbe, l’Acquabella, la Grotta delle farfalle, Punta Aderci eccetera.
L’istituzione di piccoli parchi marini scoraggerebbe alla fonte qualunque ulteriore tentativo di modificare la direzione presa dallo sviluppo della nostra costa a partire dal varo della pista ciclabile che ha modificato in meglio l’appetibilità turistica dell’Abruzzo nel mondo.
La schizofrenia della transizione ecologica all’italiana, metà Cop26 metà fossile, può essere rimandata al mittente.
C’è solo bisogno di volontà e coerenza.