“Dormi mo, altrimenti non ce la fai a fare la nottata!”, quante volte ci siamo sentiti ripetere questo monito dai nostri genitori? Io per la verità ogni 13 pomeriggio e come me suppongo tanti altri ragazzi, a tal punto che, almeno fino a che non iniziavano ad abbassarsi le luci, Lanciano sembrava anch’essa assopita, in attesa, come tutti, della più lunga notte dell’anno.
Oggi le cosiddette “notti bianche” sono diffusissime e non esiste città che non ne abbia almeno una, che sia poi rosa, blu, bianca, o nera poco importa, ma in pochi sanno che la prima Nottata, quindi siamo legittimati a definirla “quella autentica”, nacque proprio a Lanciano, nel lontanissimo 1883, quando due sacerdoti lancianesi giunsero a piedi al Vaticano per prendere le corone d’oro per la statua della Vergine e del bambino, che si trova all’interno della cattedrale, suscitando così la curiosità dei lancianesi, molti dei quali raggiunsero i sacerdoti, sulla via del ritorno, a Castelfrentano, e da quel punto li accompagnarono in fiaccolata nell’ultima parte del lungo pellegrinaggio, aspettando le prime luci dell’alba.
Da quel momento in poi la veglia venne istituzionalizzata e le generazioni successive continuarono la tradizione, arricchendola con usanze che ad oggi continuano a caratterizzarla.
Con il 13 settembre si aprono dunque le feste lancianesi, tre giorni di divertimento e di intrattenimento, sulla scia delle energie estive, che da sempre richiama l’attenzione di migliaia di persone, tutte, o quasi tutte, scese in centro per sfidare sonno e tempo ed attendere le quattro della mattina per assistere ai tradizionali fuochi pirotecnici seguiti dall’accensione della “paratura”, la sfilata della banda per poi confluire tutti nei diversi forni della città per la famosa pizza ai peperoni e alici.
Tenere gli occhi aperti e resistere alla notte non è un’impresa facile, soprattutto se non si è ascoltato il consiglio della mamma di riposare nel pomeriggio, per questo motivo da sempre è consuetudine organizzarsi in feste private e da non molti anni anche le Torri Montanare sono entrate nella tradizione, eludendo la propria storicità per trasformarsi in una vera discoteca all’aperto mentre le famiglie con i più piccini continuano ad affollare le giostre.
Nonostante tutto il sonno è duro da combattere, ma nei primi anni novanta il comitato feste ci provò con un’iniziativa divertente, una lunga caccia al tesoro, come ricorda mia zia, per tutte le vie della città, e “fu la migliore nottata che feci” mi confessa, “il premio era un viaggio ed il tesoro fu rivelato alle quattro del mattino”, una nottata alternativa che coinvolse migliaia di persone e che certamente vinse la stanchezza.
Dopo aver assistito ai fuochi pirotecnici, la curiosità si spostava sull’accensione della paratura, che riveste l’intero corso Trento e Trieste e che negli anni, a seconda della sua maestosità, ha sempre convogliato le critiche dei lancianesi, nel bene e nel male, ed anche questa sembra esser diventata una tradizione, si aspetta così la banda per poi prendere d’assalto i panifici, fino a qualche anno fa il mercato coperto, e gustare la pizza peperoni e alici, la classica lancianese, oseremmo dire pesantuccia per l’ora ma sempre ottima, infine, i più valorosi terminano la nottata aspettando l’alba sul mare, come si faceva un tempo, per iniziare poi al bar, cornetto e cappuccino alla mano, un nuovo giorno di festa lancianese.
L’appuntamento è dunque per questa sera, per rivivere insieme la tradizione e per dare inizio alle feste settembrine.