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Mostra fotografica "Gli Orsi della Kamchatka"

Dal 18 dicembre al 10 gennaio - Foyer del teatro Fenaroli - Lanciano

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LE FOTO RIMARRANNO ESPOSTE NEL FOYER DEL TEATRO COMUNALE IN PIAZZA PLEBISCITO DAL 18 DICEMBRE 2015 AL 10 GENNAIO 2016


La Kamchatka è una penisola che si stende nell'estremo confine orientale della Russia siberiana, separata dall'Alaska dallo stretto di Bering e dalle isole Aleutine.
Landa raggiungibile solo via mare o con aereo, si è preservata così come noi la vediamo oggi da milioni di anni.
E' natura primordiale, spesso ostile, e terra di vulcani (ben venticinque attivi), immense foreste di betulle ed ampie e verdissime radure costellate di laghetti, riflettenti il cielo quasi sempre plumbeo, ed attraversate da sinuosi fiumi azzurrini.
Grazie all'opera condotta in modo inflessibile dal governo russo negli ultimi decenni contro bracconieri e cacciatori di ogni risma, oggi essa vanta una fauna ricchissima e diversificata, un emblema di biodiversità come è raro trovare nell'intero Pianeta, tanto da essere dichiarata dall'Unesco Patrimonio dell'Umanità.
Nel periodo da giugno a settembre milioni di salmoni risalgono le sue acque per compiere il ciclo della riproduzione e dove ci sono i salmoni ci sono loro, i Grizzly (sottospecie dell'ursus arctos), che qui vanta la popolazione più numerosa e possente della Terra.
Ben diecimila sono gli esemplari che vi abitano, di cui circa mille affollano le sponde del lago Kuril, meta del mio reportage dell'agosto 2015.
Gli Orsi si nutrono sino all'inverosimile di questi pesci, perché essi sono fonte di grassi essenziali per poter sopravvivere al letargo nel lungo e gelido inverno siberiano.
E così ho potuto osservarli stando per giorni in mezzo a loro: i maschi di una certa età procedono a passo di lumaca, raramente pescano, preferendo cibarsi della miriade di salmoni già giacenti sulla battigia o nelle acque basse. Sono estremamente scorbutici e quando arrivano loro si fa il deserto. Poi ci sono gli orsi di sette-dieci anni, ormai maturi per la riproduzione e pieni di energia, sono quelli che fanno più scena durante la pesca ed i più efficaci. Si vedono tanti giovani di tre anni, quelli che hanno appena lasciato la madre dopo lo svezzamento e si cimentano con la nuova vita. Girano per lo più in gruppetti di due-tre elementi, fratelli che ancora si sorreggono nelle prime esperienze, prima di andare ciascuno per la sua strada. Ed infine le mamme con i loro cuccioli, premurose, tenere, estremamente affettuose con i piccoli. Quelle che portano con sè i nati dell'anno sono le più circospette e li tengono costantemente attaccati al loro corpo. Non appena un maschio è nei pressi, si inoltrano nella foresta, scomparendo alla vista, per evitare che questi uccida i cuccioli, così da indurre la femmina ad accoppiarsi con loro.
Cosa ci insegna la Kamchatka, pur geograficamente così distante da noi? Anzitutto che la salvaguardia dell'ambiente non si accorda con i compromessi: se vogliamo preservare il mondo dal disastro ambientale, le attività antropiche devono soggiacere alle regole ferree della natura e non viceversa. In secondo luogo, la coesistenza tra uomo e grandi predatori è non solo necessaria ma possibile: è ridicolo pretendere che gli animali selvatici adottino regole comportamentali dettate da noi, è necessario che noi adeguiamo il nostro agire alle loro regole, rispettandole e trovando punti di equilibrio a scapito della violenta sopraffazione che noi invece adottiamo nei loro confronti. La Terra è di tutti, uomini, piante, animali e solo attenendoci a tale principio ci salveremo dalla catastrofe.


LE FOTO RIMARRANNO ESPOSTE NEL FOYER DEL TEATRO COMUNALE IN PIAZZA PLEBISCITO DAL 18 DICEMBRE 2015 AL 10 GENNAIO 2016

Mostra fotografica "Gli Orsi della Kamchatka"

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